Diagnosi Coronavirus, il Comitato tecnico scientifico “boccia” i test sierologici: “Non sono ancora affidabili”

Il ministero della Salute ha fornito una serie di precisazioni relativamente agli screening (più o meno estesi) che prevedono l’utilizzo dei test sierologici per la ricerca di anticorpi della Sars-CoV-2, sancendo che, seppur importanti per indagini epidemiologiche, tali test, basati sull’analisi del sangue, non possono ancora essere impiegati per la diagnosi di positività in quanto non ancora del tutto affidabili. Il perché è spiegato nella CIRCOLARE (già pubblicata sul sito nazionale dell’ONB) diramata ieri, venerdì 3 aprile, con “l’aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità e sulle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio“. Ebbene, recita il testo della circolare: “i test sierologici sono molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale” tuttavia, per il loro uso nell’attività diagnostica d’infezione in atto da SARS-CoV-2, necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance e utilità operativa”. “In particolare – prosegue la circolare del aministero – i test rapidi basati sull’identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, secondo il parere espresso dal Comitato tecnico scientifico, non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei secondo i protocolli indicati dall’OMS“.
“Il risultato qualitativo ottenuto su un singolo campione di siero – riferisce ancora il documento – non è sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica, in quanto la rilevazione della presenza degli anticorpi mediante l’utilizzo dei test rapidi non è comunque indicativo di un’infezione acuta in atto, e quindi della presenza di virus nel paziente e rischio associato a una sua diffusione nella comunità”.
“Inoltre – spiega sempre la circolare – per ragioni di possibile cross-reattività con altri patogeni affini come altri coronavirus umani, il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico della infezione da SARS-CoV2. Infine, l’assenza di rilevamento di anticorpi (non ancora presenti nel sangue di un individuo per il ritardo che fisiologicamente connota una risposta umorale rispetto all’infezione virale) non esclude la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica e relativo rischio di contagiosità dell’individuo”.
La circolare diramata dal Ministero affronta anche un’altra questione oggetto di una serrata discussione in questi giorni: quella su chi sottoporre al tampone e con quali priorità. Per il ministero: “l’esecuzione del test diagnostico va riservata prioritariamente ai casi clinici sintomatici/paucisintomatici e ai contatti a rischio familiari e/o residenziali sintomatici, focalizzando l’identificazione dei contatti a rischio nelle 48 ore precedenti all’inizio della sintomatologia del caso positivo o clinicamente sospetto”.